Pensioni: quali sono le ultime notizie

Il mondo delle pensioni, nel nostro paese, è sempre al centro di polemiche e azioni di governo.

Non è ancora chiaro quando sarà possibile andare in pensione e sono sempre di più i giovani che pensano a pensioni integrative, per sopperire  ad eventuali mancanze INPS.

Anche l’ultimo anno ha visto alcuni cambiamenti.

Ecco quali sono le normative introdotte negli ultimi mesi e quali le novità relative alle pensioni.

In questo articolo troverete informazioni relative al calcolo della pensione, alle agevolazioni, alla Quota 100, alla riforma pensioni precoci, alla pensione anticipata per le donne, alla flessibilità, al contributo IVS.

Indice Articolo

Che cos’è la pensione?

Partiamo dall’inizio: la pensione è una rendita vitalizia corrisposta al lavoratore in base al rapporto giuridico con il datore di lavoro, ente o società.

In Italia la pensione è obbligatoria e prevista dall’articolo 38 della Costituzione. Nel nostro paese il sistema pensionistico è finanziato tramite le imposte pagate dai lavoratori e dai datori di lavoro ed è gestito dagli enti previdenziali.

Negli ultimi anni si sono viste alcune novità, in merito alle pensioni. Tra le più famose c’è la Riforma Fornerno, emanata nel 2011. I sindacati però hanno chiesto alcune riforme in merito ai diritti dei lavoratori e alla possibilità di andare in pensione prima del tempo.

La pensione anticipata

La pensione anticipata può essere raggiunta solo al perfezionamento del requisito contributivo, indipendentemente dall’età anagrafica del beneficiario.

La pensione anticipata può essere ottenuta sia dai dipendenti della Pubblica Amministrazione, che dai dipendenti privati, che dai lavoratori autonomi.

Per le donne ci sono alcune novità: ad esempio nella circolare INPS 63/2015, il requisito contributivo per accedere alla pensione anticipata è di 41 anni e 10 mesi. Sarà possibile accedere alla pensione, fino al 31 dicembre 2018. Dal 2019 è previsto un adeguamento alla cosiddetta “speranza di vita”.

Per quanto riguarda i lavoratori precoci: la legge 232/2016 ha inserito una riduzione del requisito contributivo a 41 anni, sempre escludendo l’età anagrafica del lavoratore,  per le lavoratrici che abbiano fatto almeno 12 mesi di lavoro reale/effettivo prima del diciannovesimo anno di età.

Per presentare una di queste domande è necessario andare sul sito dell’INPS, nell’apposita sezione. Oppure chiamare il Contact Center, per ricevere maggiori informazioni.

Inoltre, la pensione anticipata può essere richiesta anche da chi ha almeno 63 anni d’età.

L’unica condizione è che abbia versato almeno vent’anni di contribuzione effettiva e che l’ammontare della prima pensione mensile sia non inferiore all’importo mensile dell’assegno sociale che per l’anno 2017 ammonta a 1.255 euro.

Per i giovani che oggi hanno tra i trenta e i quarant’anni, interessati a sapere quando potranno andare in pensione con l’intervento anticipato: un contribuente nato nel 1980 potrà andare in pensione anticipata nel 2047 con 66 anni e cinque mesi di età e con venti di contributi. L’importante è che l’assegno di pensione che maturi nel frattempo arrivi ad essere 2,8 volte superiore a quello sociale.

Per la pensione di vecchiaia, invece, occorrerà avere un’atà di 69 anni e cinque mesi, prevista per il 2050, con venti anni di contributi ed una pensione futura di 1,5 volte superiore a quella sociale.

Pensione per le donne con figli

Altra novità che riguarda le donne è l’accesso all’APE social, che verrà concesso con un bonus di 6 mesi per ogni figlio alle lavoratrici.

L’APE Social è un tipo di pensione anticipata, a costo zero, introdotta dalla legge del bilancio 2017, a cui potranno accedere alcune categorie di lavoratori.

Il tetto massimo della nuova legge sarà di 24 mesi.

Non è previsto invece, l’intervento sull’età di pensionamento né per gli uomini né per le donne. Non ci sono invece novità sull’elevamento dell’età a 67 anni a partire dal 2019.

Chi può richiedere l’APE Social

APE sta per Anticipo Pensionistico, e ne esistono di due tipologie: l’APE Social, dedicata a chi si trova in una situazione di disagio, come chi svolge lavori usuranti e chi assiste persone in difficoltà, oppure APE volontaria.

L’APE Social è una formula di pensione anticipata a costo zero, introdotta dalla Legge di Bilancio 2017. L’accesso a questa possibilità è però garantito solo per alcune specifiche categorie di lavoratori.

Ad esempio i lavoratori in difficoltà come cassaintegrati o disoccupati e per coloro i quali la cui mansione rientra nei, cosiddetti, lavori gravosi.

Potranno inoltre accedervi infatti i nati fra il 1951 e il 1953 che abbiano maturato fra i 30 e i 36 anni di contributi, a seconda dei casi, che potranno andare in pensione 3 anni e 7 mesi prima rispetto l’età pensionabile definita dalla Legge Fornero.

Per farlo si può usufruire della quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica.

L’APE Social permette di godere dell’anticipo pensionistico a carico dello Stato grazie ad alcuni bonus fiscali.

Sembra però che l’APE Social e Volontaria, ovvero le due misure di anticipo pensionistico, possano subire ulteriori modifiche, per far in modo che siano più facilmente accessibili anche per un pubblico più ampio.

Nonostante questo, nell’ultimo anno sono state moltissime le domande rifiutate, si parla di circa il 70% di quelle presentate.

L’APE volontaria invece è un prestito erogato da una banca in quote di 12 mensilità e garantito dalla pensione di vecchiaia.

Consiste in un assegno mensile che faccia da ponte e permetta di anticipare l’uscita dal lavoro fino a tre anni e sette mesi prima dell’età pensionabile.

L’APE, in poche parole, vi consentirà di andare in pensione anticipata rinunciando a una parte dell’assegno pensionistico.

Cos’è l’Opzione Donna

L’Opzione Donna è una possibilità data alle donne lavoratrici, nate tra il 1957 e il 1958, oppure con 35 anni di versamenti previdenziali entro il 31 dicembre 2015. L’Opzione Donna serve per poter anticipare la pensione per le donne. I requisiti sono un’età di 58 anni e circa 35 anni contributivi.

L’aspetto negativo di Opzione Donna è che chi la richiede vedrà una decurtazione dell’assegno futuro, che può essere di minore o maggiore entità, a seconda dei versamenti fatti. Il taglio può variare dal 25% al 40%.

Nel 2017 l’INPS ha chiarito che la domanda Opzione Donna si può fare in qualsiasi momento anche successivamente all’apertura della cosiddetta “finestra mobile”.

Che cos’è la pensione contributiva

La riforma Fornero ha rivoluzionato il sistema delle pensioni e il calcolo dell’assegno ricevuto.

Uno dei punti cardine della riforma prevede che si vada in pensione al raggiungimento di una soglia minima di età che,dal 2018 sarà di 66 anni. Si riceverà un ammontare che sarà calcolato sulla base dei contributi versati nell’arco di tutta l’attività lavorativa, e non sulla base dell’ultimo periodo di retribuzione come avveniva in passato con il precedente sistema retributivo.

L’età pensionabile non viene più maturata con la somma tra gli anni di contributi e l’età anagrafica. Con il sistema contributivo si può andare in pensione al raggiungimento di una certa soglia d’età.

Quest’anno sono stati però aggiunti nuovi criteri. Ad esempio le lavoratrici private con 65 anni nel 2016 e 66 anni nel 2018. Invece per quanto riguarda le lavoratrici autonome: 63 anni e mezzo dal 2013, con identiche progressioni per gli anni successivi rispetto alle dipendenti.

Pensioni Quota 100: ecco cos’è

All’interno della riforma delle pensioni c’è anche una novità chiamata “Quota 100”, che permetterà di accedere alla pensione anticipata, con 62 anni d’età.

La Quota 100 fa parte del Ddl Damiano e renderà i requisiti per la pensione anticipata meno rigidi.

La Quota 100 infatti prevede due soglie per accedere alla pensione anticipata: avere almeno 62 anni di età, 63 per i lavoratori autonomi, e aver perfezionato almeno 35 anni di versamenti previdenziali.

A questi si aggiunge un altro requisito, ovvero la somma di età anagrafica e anni di versamenti previdenziali versati deve essere di almeno 100, 101 per chi è lavoratore autonomo.

C’è però un aspetto che farà storcere il naso ad alcuni di voi. Questo decreto di legge, con Quota 100 non prevede agevolazioni per i lavoratori precoci. Quindi, anche chi ha iniziato a lavorare molto presto, non potrà comunque andare in pensione prima dei 62 anni.

Contributo IVS: cos’è

Il contributo IVS viene pagato da lavoratori dipendenti del settore privato, apprendisti, collaboratori autonomi iscritti alla gestione separata, artigiani e commercianti, artisti dello spettacolo, giornalisti iscritti all’INPGI, mezzadri, coloni, IAP e coltivatori diretti.

Si tratta della contribuzione obbligatoria da versare all’INPS o alle gestioni speciali, e viene trattenuta in busta paga o versata direttamente dal lavoratore per l’assicurazione contro l’Invalidità, Vecchiaia, Superstiti.

Poi, l’INPS versa questo contributo a chi si trova in una di queste tre situazioni.

Per i subordinati, apprendisti e collaboratori, la quota IVS viene trattenuta direttamente un busta paga mentre per gli autonomi va versata entro specifiche scadenze con il modello F24. Sono invece esclusi dal contributo i dipendenti pubblici. I dipendenti privati sono obbligati a versare il contributo IVS ai fini pensionistici.

Il contributo di Invalidità, Vecchiaia e Superstiti per coltivatori diretti, coloni, mezzadri e IAP, imprenditori agricoli si differenza in base a tre fattori: l’ubicazione geografica dell’impresa, la fascia di reddito dell’azienda, l’età del contribuente maggiore o minore di 21 anni. Il contributo minimo per gli artigiani e commercianti è il contributo IVS fisso sul reddito anche quando quest’ultimo è sotto la soglia.

Speriamo che questo articolo vi sia stato utile!

Martina Belmondo
Laureata in Economia Aziendale, classe 1987, Martina dirige la redazione di Inprestiti.com da giugno 2015. Ama gli animali e gli sport estremi.