Come richiedere le dimissioni

Nonostante la crisi del mondo del lavoro, capita ancora per fortuna di voler richiedere le dimissioni dal proprio posto di lavoro. A volte ci si vuole svincolare da contratti che non soddisfano più le proprie esigenze, oppure occupazioni che non piacciono, ambienti lavorativi poco piacevoli e molto altro.

Le ragioni possono essere le più diverse: può capitare di ricevere proposte di lavoro più interessanti, economicamente più vantaggiose, oppure più stimolanti e vicine alle proprie aspirazioni. Talvolta le dimissioni vengono richieste per terminare un rapporto di lavoro dipendente, perché si vuole aprire un’attività in proprio, per sviluppare un progetto innovativo, per dedicarsi alla famiglia oppure ai propri sogni.

Qualunque sia la motivazione, la richiesta di dimissioni va sempre fatta seguendo le regole stabilite da normative precise dettate dalla legislazione generale e da quella relativa al proprio contratto di lavoro.Normative e consigli per rassegnare le dimissioni

Scopriamo insieme tutto quello che bisogna sapere per richiedere le dimissioni senza sbagliare.

 

Indice Articolo

Dimissioni con preavviso 2017

Come si può leggere sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dall’entrata in vigore del “Jobs Act” dal 12 marzo 2016, tutte le dimissioni volontarie e le risoluzioni consensuali di rapporti di lavori devono essere fatte esclusivamente in forma telematica.

Per farlo, bisogna compilare l’apposito modulo disponibile sul sito del Ministero da soli, oppure rivolgendosi ad un ente abilitato come patronati, sindacati e consulenti del lavoro. La richiesta di dimissioni può essere revocata entro 7 giorni al massimo dall’invio della domanda.

Relativamente ai tempi di preavviso, questi sono stabiliti dal contratto stesso di lavoro. Spesso la copia in possesso del lavoratore rappresenta un “sunto” delle normative relative al CCLN di riferimento. La prima cosa da fare è quindi quella di trovare il testo completo relativo al proprio contratto, cercando inoltre la versione più recente per vedere se vi siano clausole retroattive, ovvero che vanno a modificare anche i contratti stipulati in precedenza.

La materia può risultare piuttosto ostica, conviene quindi sempre farsi un’idea di quelli che sono i termini generali degli accordi e poi rivolgersi a professionisti del campo per avere un aiuto concreto.

Generalmente le dimissioni richiedono sempre un preavviso che risponde a criteri di proporzionalità relativi all’anzianità del contratto e a particolari situazioni intervenienti da verificare attentamente.

Dimissioni senza preavviso 2017

In generale, le dimissioni senza preavviso comportano sempre una rivalsa che spesso è di tipo economico. In buona sostanza, i giorni non più lavorati vengono trattenuti dagli importi dovuti mediante calcoli stabiliti da normative specifiche. Per sapere quindi l’ammontare bisogna dunque rivolgersi a esperti del settore, in quanto valutazioni spannometriche rendono poco l’idea dell’effettivo totale dovuto.

Il mancato preavviso tuttavia a volte diventa una necessità per il lavoratore e sebbene sia sempre sconsigliato, in quanto economicamente svantaggioso, è una possibilità consentita. Se possibile, però, sarebbe meglio cercare un accordo tra le parti, tentando soprattutto di estendere i tempi. Quando le dimissioni vengono rassegnate per passare ad un altro contratto presso un’altra azienda o società, si può provare a chiedere al nuovo datore di lavoro più tempo, prima di firmare il nuovo contratto, oppure nei casi di reale urgenza, si può trovare un accordo di compensazione sui danni economici subiti dal mancato rispetto dei tempi di preavviso.

Soprattuto negli ambienti lavorativi più premianti, in cui le competenze del lavoratore sono valutate con attenzione, non è raro che sia la nuova società o azienda a coprire le trattenute derivanti dal mancato preavviso. In ogni caso, si può sempre provare a chiedere e informarsi a riguardo.

Vale ancora la lettera di dimissioni

Come ricordato sopra, dal 12 marzo 2016, tutte richieste di dimissioni volontarie devono essere fatte esclusivamente in forma telematica sul sito dell’Inps.

Il lavoratore può agire autonomamente, oppure rivolgersi a soggetti abilitati quali patronati, sindacati e consulenti del lavoro. Si ha già una certa dimestichezza con il sito dell’Inps, non si riscontreranno grandi problemi, tuttavia, data la rilevanza della questione e l’importanza di non commettere errori pena intoppi nel procedimento, se non si è sicuri al 100% vale davvero la pena di rivolgersi a degli esperti in materia che possano fornire l’aiuto necessario e conoscano tutte le normative più recenti. Non è infatti una novità che in Italia le procedure cambino in maniera repentina generando non poca confusione.

La classica lettera di dimissioni, ad oggi, non ha quindi più il valore legale che aveva in precedenza. Tuttavia, se si vuole stare maggiormente tranquilli, è comunque possibile recapitare al datore di lavoro un testo in forma libera in cui si sostanzia la richiesta di dimissioni a scopo puramente informativo. Una sorta di gentilezza e accortezza che risulta sempre gradita.

Dimissione pubblica amministrazione

Le novità introdotte dal “Jobs Act” nel 2016 non si applicano al pubblico impiego. Le norme che regolano la sospensione volontaria di un contratto di lavoro nell’ambito dell’amministrazione pubblica sono quindi differenti e per conoscere tutte le modalità bisogna fare riferimento a quanto previsto dalla normativa generale e specifica.

Conviene sempre rivolgersi a esperti per conoscere tempistiche e modalità, anche solo contattando gli uffici preposti della propria struttura e chiedendo informazioni sull’iter da seguire. In questo modo si sarà sicuri di non commettere errori o dimenticanze.

Patronati e sindacati possono essere molto utili in questo, spesso vi è un comparto appositamente dedicato ai lavoratori pubblici, forte di una grande esperienza in materia derivata dal numero ampio di casi concreti seguiti.

Consigli

La richiesta di dimissioni va sempre fatta osservando le norme previste. Per questo motivo meglio informarsi preventivamente su tutta la normativa vigente, ma se possibile rivolgersi a soggetti competenti e abilitati al fine di non commettere errori che potrebbero allungare i tempi e fare incorrere in sanzioni. La burocrazia in Italia, purtroppo, è molto complessa e non sempre fluida, conviene quindi fare tutto come previsto, in quanto ogni svista può portare a rallentamenti e inutili incomprensioni.

Inoltre, quando possibile, è sempre bene interrompere i rapporti di lavoro nella maniera più pacifica possibile, cercando mediazioni e accordi, al fine di non far sorgere tensioni, in quanto le cause legali in questa specifica disciplina sono spesso lunghe e poco piacevoli. Ciò detto, nei casi in cui le violazioni dei diritti del lavoratore siano palesi, accettare compromessi non è invece la soluzione migliore. Oltre al fatto che per fortuna esiste ancora una tutela in questo senso, tacere soprusi manifesti è una mancanza nei confronti della collettività e un gesto sciocco ed  egoistico. Meglio denunciare sempre tutto ciò che lede la dignità dei lavoratori, per il proprio bene e per quello di tutti.

Martina Belmondo
Laureata in Economia Aziendale, classe 1987, Martina dirige la redazione di Inprestiti.com da giugno 2015. Ama gli animali e gli sport estremi.